lunedì 13 gennaio 2014

Il mondo di Allegra, da Firenze a Londra • seconda parte

Ho intervistato Allegra Salvadori perché mi incuriosiva il suo modo di scrivere, autentico, energico, spontaneo, capace di far evincere, tra le righe, un passato e un presente pieno, incasinato e felice. 

Solo successivamente ho scoperto che Allegra sostiene Ciao Lapo, onlus che tutela le gravidanze a rischio e offre un sostegno psicologico nella perdita in gravidanza e dopo il parto.
In questa seconda parte dell'intervista ci racconta di più.





SDU: Tua figlia Viola a quale Allegra assomiglia?

R: Viola ha la vita dentro, è piena di energie, è solare, in questo mi assomiglia molto. Ma è un’altra persona ed i nostri caratteri si scontrano spesso. È cocciuta come me e quindi non è facile trovare un equilibrio. Mi sfida sempre e continuamente e questo è estenuante per me, perché psicologicamente è molto impegnativa, cerebrale. Ha un aspetto creativo molto forte che la rende molto tranquilla: quelli sono i momenti migliori.



SDU: Ho letto di recente l’intervista che ti ha fatto Alice di Gipsy in the kitchen e ho scoperto che prima di Viola hai avuto un altro figlio, che ora la cura e protegge dal Cielo. Posso solo immaginare quanto un evento del genere ti abbia sconvolta e abbia conseguentemente sconvolto la tua vita, e posso solo immaginare che ciò abbia in qualche modo contribuito a edificare il tuo cambiamento. In quel momento hai incontrato la Onlus Ciao Lapo, vorresti parlarne?

R: Orlando è nato il 27 settembre 2010, due anni dopo Viola. La sua morte è qualcosa che mi porto dentro sempre, non importa quanti anni siano passati e questo è l’aspetto più terribile perché un lato solare del mio carattere si è spento, è stato spazzato via. Questo forse è il vero cambiamento che mi ha sconvolto la vita. E’ qualcosa di animale, di fisico, un dolore costante e continuo che mi ha tolto serenità. Mi manca un pezzo di me. La cosa più orribile è che l’Italia ha una tradizione cattolica che per assurdo non accetta la morte. E così mi sono ritrovata sola, senza appigli, risposte, persino in ospedale non si poteva parlare di morte, Orlando era stato messo dietro una tenda perché non si vedesse quello che stava succedendo, come se fosse “il male”. Questo aspetto mi ha addolorata molto, isolata. Poi un’amica cara mi ha parlato di CIAO LAPO, un’associazione che mi ha letteralmente raccattata col cucchiaino e rimessa in sesto. Un’isola felice dove si poteva parlare di morte, piangere, confrontarsi, capire come risolvere un lutto, come spiegarlo ad una bambina di 2 anni che aveva perso un fratello. Da lì, ho iniziato volontariato nell’ospedale dove Orlando era morto, per affrontare se vuoi in modo crudo, la sua morte e quella di migliaia di altri bambini. E qualcosa ho capito, forse. Orlando mi ha insegnato che così è la vita.



SDU: Ti piace l’Allegra di adesso? 

R: Mi piacevo prima e mi piaccio ora, ma penso sempre a come migliorarmi, cerco continue fonti di ispirazione, modelli da perseguire, mescolo tutto insieme, poi non ci capisco più nulla e quella sono io, un casino totale di tutto.


Se volete continuare a scoprire il mondo di Allegra, seguito il suo blog.


Grazie Allegra!


Vai alla prima parte dell'intervista •

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